Di Silvia Boccato
ArtePerOggi
Con la collaborazione e il patrocinio della LUNID
aquaetmater2016
Programma_depliantAquaetMater
La mostra “Aqua et Mater” è un’appassionata testimonianza che mette al centro la riflessione sulla vita, colta nei suoi risvolti costitutivi di forza creatrice, fonte di amore ed espressione di bellezza.
E’ questa la felice scelta di Silvia Boccato, un’artista che nella fotografia esprime e comunica un pensiero complesso, profondo che, nella sua essenzialità, va alla radice della umanità, attraverso una narrazione esplicita ed implicita intorno alla storia del mondo che, nel quadro di una visione olistica, intreccia inscindibilmente natura e cultura, rifiutandone la separazione – quella che viene definita eco-apartheid – a favore dell’interconnessione, dell’unità e dell’armonia con la terra.
La separazione, infatti, è alla radice della disarmonia con il mondo naturale, produttrice di violenza contro il pianeta e l’umanità.
Vandana Shiva icasticamente afferma: la morte della natura nasce nella mente dell’uomo, prelude alla guerra del pianeta ed è incompatibile con l’idea di una natura intesa come essere vivente, madre che nutre. L’obiettivo principale che abbiamo di fronte a noi è quello di opporci alla trasformazione della natura in materia inerte, morta, da manipolare, funzionale ad ogni forma di sfruttamento.
Ancora Vandana Shiva propone un accostamento inquietante per la sua drammatica attualità: la natura vista come donna da violentare, espressione di una cultura maschilista alla base dell’attuale potere scientifico e tecnologico.
La malattia del separatismo e l’eco-apartheid, infatti, negano che siamo un tutt’uno con la terra ,diffondendo malattie come la solitudine, la depressione e l’alienazione.
Tutto ciò contraddice alcune verità fondamentali: l’acqua che circola nella biosfera, circola nei nostri corpi; l’ossigeno prodotto nelle piante, in noi si fa respiro; il cibo che la terra e l’energia solare producono, forma le nostre cellule, il sangue e le ossa.
Le prime forme di civiltà nascono intorno all’acqua: così in Mesopotamia nelle Regioni del Tigri e dell’Eufrate; in Egitto intorno al Nilo; in India nella Regione dell’Indo; in Cina lungo le rive del fiume Giallo.
Ancora l’associazione acqua e madre è alla base della scoperta dell’agricoltura. Non è un caso che nessuno, o comunque pochi, ricordino che l’invenzione dell’agricoltura sia stata una scoperta femminile, occultata nella trasmissione culturale dalla trappola grammaticale che declina il plurale, di donne e uomini, al maschile. La scoperta dell’agricoltura è stata un evento epocale nella storia dell’umanità, segnata dal passaggio dalle primitive società di caccia e pesca, alle prime forme di stabilità alla base della nascita delle città: l’agricoltura, quindi, come fonte, generatrice e moltiplicatrice di vita.
L’accostamento acqua e madre fa parte, dunque, della storia della vita: il suo passato, il suo presente e il suo futuro.
La mostra fotografica di Silvia Boccato, le sue ventitré eccezionali fotografie, sono un grido che coglie, in tutti i suoi risvolti, questa fondamentale verità.
E’ un invito forte, netto e preciso che con la forza dell’arte e della poesia ci consegna un testimone che dobbiamo impegnarci a passare: non cedere alle tentazioni che fanno degli abusi nei confronti dell’acqua e della donna l’unica realtà presente ed operante nei nostri immaginari culturali, bensì riappropriarci delle verità concrete e simboliche ad esse connesse, in modo da farne esplodere tutte le potenzialità insite in termini di forza creatrice, potere nel senso più ampio ed etimologico di poter essere, testimonianza di bellezza e amore, motore di ogni progetto volto al bene comune.
La scelta di Silvia Boccato di fotografare donne, vestite di tessuti naturali e fantastici, in una cornice onirica, dentro le acque di sorgenti, a testimonianza della loro inscindibilità nella storia dell’umanità, è un inno alla vita sia sul piano del messaggio che dell’espressione artistica.
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